il quadro
Come si percepisce l’iperoggetto pandemico? Piazzze vuote, isolamento, distanza, chiusura, contagi, terapie. Segnali raccolti dai media e dalla realtà, mentre siamo rintanati in casa per chiudere fuori la minaccia.
La pandemia da coronavirus che ha caratterizzato l’anno 2020 è la manifestazione dell’iperoggetto nella sua natura più pervasiva e insidiosa. Ci siamo dentro tutti, ovunque. Insieme con il riscaldamento globale è uno degli effetti collaterali più minacciosi della globalizzazione. E’ grande come tutto il mondo, ma i virus sono invisibili.
Le piazze vuote di De Chirico e gli edifici imballati di Christo sono diventati realtà metropolitane, con tutti noi chiusi dentro casa, o distanziati e mascherati, mentre gli animali si aggirano indisturbati e tutto deve essere continuamente decontaminato.
Infermieri e rider sono costretti ad uscire loro malgrado, per farci restare in casa.
I vecchi sono più che mai soli.
Il contagio arriva dai traffici aerei fra oriente e occidente, dal contatto fortuito fra un vecchio cinese e un Adamo di borgata. Richiede terapie blande o intensive, e porta con sé vaccini antivirus nuovissimi.
Potrebbe essere una fantasia surrealista, invece è la realtà percepibile dell’iperoggetto pandemico.