13. Occhiante

1966
olio su tela – cm 100×80

L’occhio vuole la sua parte. I grandi occhi che si incastrano l’uno nell’altro raccontano l’importanza dello sguardo, del vedere forme e colori, dello strutturare e comprendere ciò che si vede, ma anche del punto di vista soggettivo che condiziona la comprensione di un fenomeno.
I due occhi sono capovolti per ricordare la relatività dello sguardo e della percezione visiva. Guardare le cose con occhio diverso ci aiuta ad uscire da pregiudizi e bias cognitivi e favorisce la creatività e la soluzione di problemi.
Ho dedicato alla percezione visiva i miei corsi all’Istituto Europeo di Design, e ho trasformato quei corsi in un gruppo di voci del mio Atlante di problem solving.
Gli occhi sono anche il primo veicolo della seduzione, il primo contatto che lega in qualche modo due persone. Si combinano col sorriso che invita e con la mano che può anche stabilire una distanza: guardare ma non toccare, in un gioco fatto di sguardi, sorrisi, gesti, parole.
Ed è così che all’orecchiante si aggiunge l’occhiante, l’atto del guardare mentre si sta guardando.

I tratteggi a grandi e lunghe pennellate fanno emergere dall’informe il sorriso e la mano.

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