55. Il moralista
1973
olio su tela – cm 42×83
Il quadro è diviso in due parti distinte, con colori che passano da un rosso acceso e vibrante a un rosa più freddo e un nero cupo.
Nella parte superiore, una coppia nuda e senza volto è ritratta in un abbraccio intimo. Le loro figure, dipinte in tonalità calde, suggeriscono passione, vulnerabilità e unione. La mancanza di dettagli sui volti li rende universali, rappresentando qualsiasi coppia umana impegnata in un atto di amore o intimità.
Nella metà inferiore, domina la figura imponente di un avvoltoio. La sua testa è in primo piano, con un occhio spalancato e vigile che fissa direttamente lo spettatore. L’avvoltoio, tradizionalmente simbolo di morte, decadimento e predazione, contrasta nettamente con la scena di vitale intimità sovrastante. Il suo becco, in posa quasi giudicante, sembra pronto a ghermire. Esso non è un avvoltoio che attende la morte, ma piuttosto un predatore di moralità, che giudica l’atto d’amore e passione della coppia. In questo contesto, l’avvoltoio personifica la critica, il giudizio sociale e il moralismo che spesso si abbatte sulle manifestazioni di desiderio e intimità umana. E’ un
Il quadro intende rappresentare un conflitto tra la spontaneità e la naturalezza della passione umana e l’oppressione del giudizio morale esterno. E’ una denuncia visiva dell’ipocrisia, dove l’avvoltoio, con il suo sguardo penetrante, rappresenta la coscienza collettiva o il giudizio di chi osserva e condanna, pur non essendo esso stesso “senza peccato”.
Ho ripreso la metafora dei rapaci nel disegno del 2024 “I grandi inquisitori“.
I giovani nudi fanno all’amore in modo naturale, innocente, primordiale, così come sono, senza trucchi e senza inganni, e non rappresentano altro che la gioia della loro giovinezza e della voglia di abbracciarsi, di fondere i loro corpi e le loro anime.
Il vecchio avvoltoio, curvo per il peso degli anni e dei pregiudizi, pieno delle rughe e delle escrescenze delle sue convenzioni piccoloborghesi, che giudica e disapprova.