Trabocchi

210. San Vito, Trabocco

1956
Olio su tela – cm 100×70

Il quadro raffigura il trabocco di Turchino visto da sud.

A san Vito Marina, la punta del Trabocco di Turchino era una delle nostre spiagge preferite perché ci piaceva il mare scoglioso. La raggiungevamo a piedi scendendo per un ripido sentiero, o via mare dalle spiagge del porto e delle Fornaci. Il posto ci piaceva anche perché era poco frequentato, e potevamo fare tuffi sia dagli scogli, sia dalla palafitta del trabocco. Inoltre c’era un pizzico di suspence perché per arrivare sulla piattaforma protesa nel mare c’era una passerella di travi di legno piuttosto sconnesse e talmente strette da dover mettere un piede davanti all’altro. Noi adolescenti e giovanotti ne facevamo una prova di coraggio, insieme con i tuffi, per farci belli con le ragazze che avevamo convinto a seguirci fin lì.

Lungo la costa correva la ferrovia che è stata arretrata del 2004 lasciando libero un bellissimo tracciato che, resistendo alle pressioni dei soliti speculatori edilizi, ha permesso la realizzazione del percorso ciclopedonale chiamato Costa dei Trabocchi.
Quando ho dipinto questi quadri i trabocchi erano ancora regolarmente usati per pescare i cefali che transitavano in banchi lungo la costa. Oggi sono tutti restaurati, le passerelle sono larghe, comode e ben protette, in gran parte adibiti a ristoranti caratteristici.

L’invenzione del trabocco, che risale al XVII secolo, è un bell’esempio di creatività che sfrutta un limite e un ribaltamento di prospettiva. I primi esemplari furono costruiti da contadini dalmati che erano venuti per bonificare la costa e dotarla di approdi leggeri per navi da carico, e una volta finiti i lavori erano rimasti in zona, e avevano trasformato le piattaforme di carico abbandonate in macchine per pescare. Poiché non erano marinai, invece di andare a cercare i pesci in alto mare come facevano i pescatori con le paranze a vela, pescarono i pesci che si avvicinavano alla terra. Il bilanciere da pesca si diffuse poi lungo tutta la costa adriatica.

103. San Vito, Trabocco

1956
Olio su tela – cm 100×70

L’intricato incrocio dei pali mi ha suggerito il taglio dell’inquadratura e l’astrazione delle forme per metterne in evidenza la struttura.

 

103. San Vito, Trabocco

1967
Matita su carta da schizzi – cm 30×40

Il disegno a matita è dedicato a mia moglie Gianfranca, perché su questo trabocco ci siamo dichiarati il nostro amore, nel 1961. La doppia data del 1963 si riferisce all’anno in cui l’ho disegnato, e del 1967 all’anno in cui l’ho incorniciato per farne il regalo.

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