6. Autoabbracci

1970
Olio su tela – cm 70×101

Fin da piccolo amavo stare solo con me stesso, per dedicarmi al piacere della lettura, del disegno e della pittura, dei giochi spesso inventati da me. Mi piace stare in compagnia, specialmente se c’è un clima sereno ed una buona conversazione, ma sto bene da solo.
Ma stare da solo significava anche difendermi da ambienti e situazioni non troppo piacevoli, nel mio rapporto con gli altri e con il mondo esterno.
In tale doppio senso l’autoabbraccio è una gratificazione e una protezione, e le autoabbraccianti si mostrano seduttive alla mia fantasia, ma asl tempo stesso si allontanano e si proteggono nella loro autosufficienza. La forte ventata del ’68 ci aveva fatto capire che come uomini avremmo dovuto rivedere il nostro rapporto con le donne, migliorando la capacità di stare in loro compagnia ma anche di stare da soli e rispettare i loro momenti privati, contemplando i loro autoabbracci come un mazzo di fiori fatto di idee, sensazioni, prospettive diverse.

L’iperrealismo dell’immagine fotografica ridiventa pittura con i tagli innaturali, le pennellate e l’intonazione cromatica.

Il ripiegamento su se stessi produce forme chiuse e compatte che visualizzano adeguatamente la forza acquisita grazie ad un buon rapporto con la propria identità.

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