205 La gioia immaginata
1966
Olio su tela – cm 75×78
Il plesso solare della ragazza diventa un vero e proprio sole come centro di luce e di calore vitale. I frammenti di volti femminili si compattano fra di loro come solide rocce a formare un piedistallo da cui svetta la gioia, come promessa sublime del femminile nel suo senso più alto. Ma i personaggi nell’atto stesso di mostrarsi si avvolgono di mistero, di inespresso, di sconosciuto, in cui la gioia dei sensi e dell’anima può solo essere immaginata.
Nel problem solving si parla di autoinganno quando ci creiamo una realtà a misura della nostra visione soggettiva, senza tener conto di altri punti di vista o di dati oggettivi o percezioni spersonalizzate come foto, misure, immagini allo specchio, esperienze tattili. A volte la nostra realtà è più importante, come il tacchino che si crede un pavone, a volte è meno lusinghiera, come il pavone che si crede un pollo. Il nostro sistema percettivo è sempre un autoinganno, perché possiamo vedere noi stessi, gli altri e il mondo solo dal punto di vista e nelle condizioni in cui ci troviamo nel momento in cui ci stiamo formando la nostra visione. Partendo da questo vincolo, il problem solving cerca di darci strumenti con cui possiamo utilizzare l’autoinganno in modo positivo, per esempio per immaginare come sarebbe la situazione se il problema fosse risolto. Questo è l’autoinganno del mago o del miracolo. E’ anche la fantasia artistica, che ci fa vedere come immagini concrete concetti astratti come la gioia, o poco sexy come il plesso solare.
La fonte di luce, calore, energia, vita.
Il bagno di luce.