223. Orecchiante

1973
Olio su tela – cm 50×60

L’indio del Mato Grosso che manipola il lobo del suo orecchio guardandoci con occhio critico è il muto rimprovero alla nostra incapacità di ascoltare voci e culture diverse dalla nostra.
L’orecchio è l’organo del nostro ascolto, che però implica anche gli altri sensi e soprattutto il cervello, innanzitutto per farci prestare attenzione a ciò che ascolteremo, e poi per elaborare ciò che abbiamo sentito e dargli un senso.
Il sentire è una attività spontanea, noi sentiamo un suono o un rumore anche quando non vorremmo. L’ascoltare è una attività intenzionale, noi decidiamo di ascoltare un suono, un richiamo, un messaggio, o di non ascoltarli.
Ascoltare implica la capacità di farlo, vuotando la nostra mente per fare spazio a ciò che si ascolta, facendo tacere il proprio ego per comprendere chi ci sta parlando.
Nel problem solving e nella relazione di aiuto l’ascolto è la prima fase del processo, in cui il consulente interroga il cliente per capire quale è il suo problema, e verifica se ha effettivamente capito la situazione. E’ anche la fse più delicata perché da un ascolto mal fatto deriva una cattiva impostazione del problema, e di conseguenza una soluzione inadeguata che spesso amplifica il problema invece di ridurlo o di eliminarlo.
“Orecchiante” è un epiteto dispregiativo che si dà ad un musicante che strimpella e non sa leggere una partitura. Però, per suonare in modo fluido e naturale, come dice Jannacci “ci vuole orecchio”. L’orecchio permette al jazzista di improvvisare dialogando musicalmente con i colleghi, Quindi il mio orecchiante è una rivalutazione dell’orecchio musicale, capace di ascoltare anche le musiche etniche più lontane dalla nostra cultura.

L’orecchiante si completa con l’occhiante e l’annusante.

I particolari dell’occhio e dell’orecchio.

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