26 Una mela al giorno

1966
Olio su tela – cm 60×80

Una mela al giorno toglie il medico di torno. Ma il medico resta, come esperto che ascolta ma non esprime ancora una diagnosi.
Nel 1964 avevo visto le opere di pop art di Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg e Robert Rauschenberg che mi fecero grande impressione e ci fecero capire che potevamo guardare con occhio nuovo le immagini della cultura popolare, dalla pubblicità al cinema commerciale, dal fumetto alla cronaca quotidiana. L’interesse per il jazz mi aveva già portato ad uscire dai recinti della cultura “alta”, e ad esso si aggiunse la musica rock, con i Beatles diventati per me molto interessanti per la musica dell’album Revolver e la grafica del film Yellow Submarine, usciti ambedue nel 1966.
Furoreggiava il Piper Club aperto l’anno prima a Roma, con la grande decorazione murale del palcoscenico fatta da Claudio Cintoli con l’aerografo he poi mi ha dato quando è andato in USA per qualche anno, insieme con una cassetta di tubetti a olio di rosso vermiglio che ho usato per dipingere tutta la serie dei quadri rosa.
Le avanguardie storiche del Dada e del Surrealismo ci avevano insegnato a fare accostamenti improbabili, suggeriti da Max Ernst con la frase di Lautréamont “…bello come l’incontro fortuito di una macchina da cucire e di un ombrello su un tavolo operatorio“.
Ho cominciato così a ritagliare e combinare insieme immagini da riviste a rotocalco per ridipingerle ad olio togliendo loro il carattere di collage con una pittura iperrealista che tuttavia conservava sia nella composizione sia nella gestualità della pennellata la lezione della pittura non figurativa che aveva dominato gli anni precedenti.
Se guardiamo il quadro in verticale la mela è protagonista, e le figure umane diventano una sorta di piedistallo sotto di essa.

Se invece lo guardiamo in orizzontale, le figure umane riprendono il sopravvento, e l’insieme visualizza il processo di consulenza che nei nostri tempi ha sostituito il confessore, un processo basato sulla relazione di aiuto in cui il cliente è colui che ha bisogno di aiuto e il consulente è colui che può prestare aiuto. Nel nostro caso la donna espone il suo problema all’uomo che ascolta. La mela simboleggia la soluzione del problema che si ottiene alla fine del processo.
Nel problem solving la relazione di aiuto è svolta da qualsiasi consulente che offre la sua competenza al cliente, dalla consulenza personale alla consulenza aziendale e organizzativa. La consulenza di processo è la forma più evoluta ed efficace di consulenza, perché porta ad un vero cambiamento risolutivo.

 

La mela è un frutto altamente simbolico, forse perché la parte commestibile è molto maggiore rispetto ad altri frutti. Di volta in volta uò essere il pomo dorato delle Esperidi o il pomo della discordia. La mela a cui manca uno spicchio è il tutto della parte, ma anche una forma chiusa che si apre per nutrire ed accogliere.

La bocca chiusa visualizza l’ascolto della persona capace di dare aiuto. L’ascolto è silenzio e vuoto per accogliere con la mente pulita tutto quello che viene detto, con la volontà di mettersi nei panni della persona che chiede aiuto, di adottare il suo punto di vista e poi di parlare il suo linguaggio.

Scroll to Top