RITRATTI E NATURE MORTE

Ho fatto diversi ritratti per amici e parenti. Mi restano questi pochi quadri e qualche disegno. Mio padre l’ho ritratto durante una villeggiatura nella nostra villa di campagna vicino a Lanciano, chiamata “La Selva”. Io avevo 20 anni e lui 48.
Marcella era una bellissima ragazza di Roma con cui uscivo durante gli anni del liceo e dell’università. La ritrassi quando venne a trovarci alla Selva.
Zia Libera era una signora molto snob anche se figlia di un vecchio socialista, e mi aveva chiesto un ritratto di cui quello che mi resta è il bozzetto, buttato giù a rapide e larghe pennellate.
Nell’autoritratto mi vedevo in preda ai furori giovanili che poi si sono placati perché in realtà sono un tipo molto calmo e riflessivo. La giacca rossa era un capriccio con cui ho voluto mettermi in posa, come un abito di scena. Tuttora amo i colori vivaci nel vestire.
Il bambino col cappottino mi colpì per la sua aria spaurita.
Il lottatore invece è un omaggio a Mario Sironi, di cui ho sempre apprezzato la monumentalità espressa con pochi colori e robusta sobrietà di forme.
Dei cavalli ho raffigurato soprattutto le zampe, in una ricerca di ritmo e di forma con cui comincio a staccarmi dal figurativo per andare verso una action painting più astratta.