71. La Selva
1956
olio su tavola – cm 50×40
A quattro chilometri da Lanciano, in località Selva Scacchiozza, c’era la tenuta agricola dei miei nonni, con campi di grano, oliveti, orti, vigneti, bestiame, case coloniche dei mezzadri, e la villa padronale con una torre da cui si vedeva un bellissimo panorama dal mare Adriatico alle montagne del Pallano, della Maiella e del Gran Sasso. Noi ci andavamo spesso specialmente in estate, e ci abbiamo passato il periodo dello sfollamento dal 1943 al 1944, accogliendo in casa oltre 50 persone fra parenti, amici e conoscenti, in fuga da Lanciano messa a ferro e fuoco dai tedeschi e bombardata dagli alleati trovandosi in piena linea Gustav.
Ho tanti bei ricordi dei miei soggiorni in quella che noi chiamavamo “La Selva”, ma quello che è restato più vivo nella mia memoria è stato un cannoneggiamento che mi ha sorpreso – bambino di sette anni – mentre stavo andando nella casa colonica vicina. Dato che l’VIII Armata inglese attestata sul fiume Sangro poco vicino cannoneggiava dalla mattina alla sera, mio padre mi aveva detto che finché si sentivano solo i boati non c’era granché da temere, perché i proiettili sarebbero passati alti. Se invece si sentivano i fischi, allora ci si doveva riparare perché significava che le traiettorie si stavano abbassando. Io partii baldanzoso fra i colpi di cannone, ma a metà strada, in mezzo ai campi, senza possibilità di ripararsi, cominciai a sentire i fischi sempre più forti e vicini. Con enorme paura corsi a perdifiato verso la casa dove la contadina mi accolse con un po’ d’acqua.
Avendo in mente la pittura di Van Gogh e nel cuore quel ricordo di bambino, ormai ventenne, ho dipinto la nostra villa vista da dietro, in una atmosfera tempestosa di inizio inverno, con i pagliai e gli alberi già spogli.
Dopo la morte dei nonni la tenuta fu venduta, ma mi dicono che la villa sia rimasta come allora, anche se l’urbanizzazione di Lanciano si è sviluppata tutto intorno.