212. Tarquinia, S. Maria in Castello

1958
olio su tela – cm 60×71

Ho soggiornato a lungo a Tarquinia per la preparazione della tesi di laurea sulla tecnica della pittura etrusca, assegnatami da Massimo Pallottino, che era mio professore di etruscologia e padre della mia cara amica Paola.
Accompagnandomi al normale giro della necropoli mi facevo chiudere dalla guida nella tomba che volevo studiare e venivo prelevato dopo un’ora circa, alla fine del giro turistico. In quell’ora avevo modo di analizzare in tutta tranquillità le tecniche di pittura murale, imparando a confrontare in modo critico ciò che vedevo con i miei occhi con ciò che avevo letto sui libri e che riportava cose viste con altri occhi, anche se illustri e autorevoli. Ma il professore stesso mi esortava a dubitare di tutti, anche dei nomi più altisonanti, e di fidarmi di ciò che potevo constatare di persona. Fu una grande lezione che ho tenuto presente per tutta la vita.
Frequentavo molto anche il Museo Etrusco nel palazzo Vitelleschi, pregevole monumento tardogotico e rinascimentale.
E nel tardo pomeriggio, a conclusione della mia giornata di studio, andavo in giro per la città a scoprire monumenti medievali e rinascimentali, vicoli e angoli caratteristici, luoghi suggestivi come la chiesa di S. Maria in Castello, che ho raffigurato in fondo alla strada che costeggia le mura che si vedono a destra, sovrastate dal torrione cilindrico che fa parte della Porta di Castello che chiudeva la città a ovest con effetto scenografico e che nella tradizione popolare è collegata a Matilde di Canossa.

La chiesa romanica più importante di Tarquinia si trova ai margini dell’abitato, e risale al 1121, ma ebbe diverse vicissitudini e rimaneggiamenti, fra cui l’utilizzo come stalla ai primi dell’800 e il recupero al culto in epoca recente.

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